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VENERDI’ 28 NOVEMBRE: AMEDEO MADDALUNO PARLA DI CRISTRIANESIMO SIONISTA, EVANGELICI PER ISRAELE

Il cristianesimo sionista è un fenomeno teologico e politico che negli ultimi decenni ha assunto un peso crescente nel dibattito internazionale. Alla sua base vi è l’idea che il ritorno del popolo ebraico nella terra d’Israele non sia soltanto un fatto storico o politico, ma l’adempimento di precise profezie bibliche. Questa visione, molto diffusa soprattutto in ambienti evangelici statunitensi e sudamericani, lega storia contemporanea a una interpretazione letterale della Scrittura, comprendendo gli eventi in Medio Oriente come tappe necessarie verso il compimento dei tempi finali. Il quadro dottrinale in cui si inserisce questa prospettiva è il dispensazionalismo, una corrente teologica nata in opposizione alle interpretazioni classiche della cristianesimo apostolico, nell’ambito del protestantesimo anglosassone ottocentesco con autori come John Nelson Darby. Secondo questa visione, la storia della salvezza è suddivisa in diverse “dispensazioni”, periodi in cui Dio si rapporta all’umanità secondo modalità specifiche. Una delle conseguenze di questa impostazione, oltre alla mancanza di una legge morale universale, è la separazione netta tra il ruolo della Chiesa e quello di Israele: quest’ultimo mantiene una missione profetica distinta, che va realizzandosi anche attraverso eventi geopolitici attuali. Introdurre il tema del cristianesimo sionista e dell’accelerazionismo biblico significa quindi interrogarsi non solo sulle sue implicazioni religiose, ma anche sull’impatto che queste idee esercitano sulla politica internazionale, sul dialogo interreligioso e sul modo stesso in cui credenti e non credenti leggono la storia.

VENERDI’ 25 GIUGNO: AMEDEO MADDALUNO RACCONTA “ISRAELE NASCOSTO”

Israele è grande più o meno quanto la Toscana. Eppure, in quello spazio – poco più di 22.000 km² – convivono oltre 9 milioni di persone, con lingue, religioni, identità e memorie spesso in conflitto tra loro. Una società giovane e fratturata, che pare prosperare negli squilibri e in un clima di costante tensione: il suo PIL, spinto da alta tecnologia e difesa, ha superato i 500 miliardi di dollari, e la quota destinata alle spese militari è ormai prossima al 10%. Israele è molto più di ciò che appare nelle banalità dei notiziari. È un Paese che, in uno spazio minuscolo, concentra pulsioni e contraddizioni difficili da immaginare altrove. Dal deserto del Negev, dove l’ombra dei droni si posa su campi di pomodori irrigati con acqua salmastra riciclata, agli altopiani della Galilea, dove gli ulivi secolari convivono con le tensioni tra villaggi palestinesi e comunità ebraiche ortodosse. Dal polo tecnologico di Herzliya, cuore pulsante della start-up nation, ai quartieri della periferia sud di Tel Aviv, dove l’estremismo degli ebrei mizrahi di terza generazione si intreccia con le fatiche degli immigrati africani. Aranceti, kibbutz, locali gay, scuole rabbiniche e avamposti fortificati nei territori occupati.

GIOVEDI’ 19 SETTEMBRE: ROBERTO MARCHESINI RACCONTA SABBATAI ZEVI

Il 17 settembre del 1676, nel giorno festivo dello Yom Kippur, a Dulcingno, piccolo porto albanese lungo la costa Adriatica all’estremità meridionale della Dalmazia, muore, in una anonima bicocca confinata ai margini dell’abitato, il messia Sabbatai Zevi. Appena un decennio prima, all’apice delle sue fortune, questo discusso e controverso personaggio nato nell’anniversario della distruzione del tempio, aveva interpretato le speranze di milioni di israeliti, suscitando nelle comunità della diaspora una febbre messianica di proporzioni mai viste e lacerando la tenuta del tessuto sociale come mai prima era accaduto. Dai magri villaggi parlanti yiddish piantati nelle pianure della cuiavia polacca ai capienti fondachi dei marrani livornesi, dalle agenzie di cambio di Amsterdam ai fatiscenti palazzoni affacciati sul corso del Rodano, il suo nome volava di bocca in bocca estendendo il contagio delle sue dottrine esoteriche ed accendendo sempre nuovi focolai di sovversione all’autorità rabbinica. Nell’imminenza del regno messianico gli ebrei avevano abbandonato ogni preoccupazione e ripudiato gli insegnamenti dei loro padri, facendosi arroganti e prepotenti. Gli uomini avevano chiuso le botteghe e le donne non impastavano più il pane. Avevano scacciato i loro capi religiosi e sedevano oziosi sulla soglia delle case, scrutando il cielo limpido, nell’attesa dell’imminente venuta di quel re senza corona che li avrebbe rapiti su di una nuvola d’oro e ricondotti come per incanto in quel di Gerusalemme. Perfino il sultano di Costantinopoli, preoccupato per il vociare che saliva al suo trono dalle vie del quartiere ebraico, aveva voluto conoscerlo ed egli, chiamato, era venuto sul Bosforo a cavallo, con ricca scorta ed abiti eleganti, per essere interrogato. Eppure, posto ai piedi della terribile maestà del trono, Sabbatai aveva esitato e si era spogliato della sua pretesa regalità, abiurando Israele, per abbracciare la fede islamica. Ma chi fu davvero Sabbatai/Saturno Zevi, il figlio di Mordecai? Quanto incisero sul suo pensiero i rapporti del padre, agente di una casa commerciale inglese, con il millenarismo calvinista? Cosa significò per il popolo ebraico la sua predicazione? Quale fu il suo impatto sul folklore ebraico ? Che fine fecero i suoi seguaci? E, più ancora, cosa resta di lui nel nostro mondo dopo tanto tempo? A queste, come ad altre domande, immergendosi in una surreale atmosfera da barocco ebraico, cercherà di rispondere per noi, giovedì 19 ottobre, l’amico Roberto Marchesini.

CONFERENZA SULLA RUSSIA CON MAURIZIO BLONDET, 31 OTTOBRE.

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Sabato 31 ottobre , in Domus, avremo il piacere di ospitare il Dott. Maurzio Blondet che farà una panoramica sugli aspetti di geopolitica e politica interna riguardanti la Russia di Vladimir Putin.
La situazione sul Donbass, le attualissime manovre militari in Siria e le riforme interne in merito ad economia, famiglia e crescita demogrfica sono solo alcuni degli argomenti che verranno toccati durante la conferenza.
Siete tutti invitati!

Chi è Maurizio Blondet

Nasce a Milano il 22 febbraio del 1944. Giornalista dal 1970 per 37 anni, ora in pensione.
La sua vita professionale è legata a testate come Gente ed altri periodici  di Rusconi editore, il Giornale, l’Avvenire e La Padania, sia come autore ma anche come inviato. Ha collaborato a Italia Settimanale, diretto da Marcello Veneziani (una testata ora defunta)
E’ stato inviato speciale de Il Giornale (di Montanelli) , in seguito di Avvenire – dove è stato inviato a coprire le guerre balcaniche ed altri teatri di conflitto.
Fin dagli anni ’90 ha cominciato ad indagare sui poteri oligarchici, finanziari e sovrannazionali, che agendo dietro le quinte della democrazia guidano la storia – e la politica presente, sia sul piano internazionale che interno. Per esempio, per la editrice ARES (collegata all’Opus Dei) ha contribuito al volume “Gli antenati insospettati della rivoluzione”, sulla “fabbricazione” artificiale del movimento della rivoluzione culturale (che ha mirato non tanto alla presa del potere, quanto alla sovversione dei costumi e della morale), e su come questa “fabbrica” (che ebbe sede nella facoltà di Sociologia dell’Università di Trento) ha dato nascita all’ideologia delle Brigate Rosse. Forse come effetto collaterale, forse no.
Altre indagini sulle trame dei poteri forti internazionali, allora intenti a sviluppare gli organi di un “governo mondiale” prossimo venturo (dal Fondo Monetario all’Organizzazione Mondiale del Commercio, alla stessa Unione Europea) le ha raccolte nei tre volumetti dal titolo “Complotti”.
L’11 settembre 2001, inviato da Avvenire a Manhattan a coprire il mega-attentato delle Twin Towers, non ha tardato a scoprire e denunciare gli indizi che smentivano la “versione ufficiale”. In Italia, è stato il primo ad uscire con un volumetto che smentiva tale versione: “11 Settembre, colpo di stato in Usa”. Dove appunto ha sostenuto, portando gli indizi raccolti a New York, che non si trattava di un attentato “islamico” (del resto Bin Laden era un agente americano contro i sovietici in Afghanistan), ma di un di colpo di stato di tipo nuovo, una presa del potere dellle istituzioni del governo americano: dove un nuovo centro di potere (i neoconservatori, estremisti filo-israeliani della lobby ebraica in Usa) avevano detronizzato l’oligarchia storica “ (il Council on Foreign Relations, Rockefeller eccetera) per lanciare la super-potenza americana nelle guerre e destabilizzazioni dei paesi del Medio Oriente troppo potenti per Israele. A cominciare dall’Irak, paese modernizzato e media potenza regionale, per poi proseguire con la destabilizzazione-frammentazione di Libia, Siria, Libano, Iran…
Il volume “Chi comanda in America” (Effedieffe) stila appunto la mappa di questo nuovo establishment, di cui lumeggia il carattere messianico, fanatico e irrazionalista. Un altro testo essenziale che illumina l’azione di questi poteri in Europa, fin dal ‘700, è “Cronache dell’Anticristo”.
Con l’11 Settembre il potere americano ha inaugurato un nuovo metodo di conquista mondiale: non più il Nuovo Ordine Mondiale ottenuto con l’interdipendenza economica e sostanzialmente quasi pacifico e consensuale, ma un “Impero del Caos” scatenato. Mentre lo scopo finale del primo progetto globalista era espandere “la democrazia di mercato”, questo nuovo potere ha la destabilizzazione come fine ultimo e sufficiente.
Quando ha spaccato un paese (come ad esempio la Libia) e l’ha ridotto a gruppi armati che si combattono l’un l’altro in nome di qualche Islamismo, ha raggiunto il suo scopo – come del resto ha affermato a chiare lettere George Friedman, il gestore del sito Stratfor. L’America non mira più a pacificare questi paesi per farne i suoi vassalli e suoi mercati, come ha fatto agli europei nel dopoguerra. Il fine nuovo, di stampo ebraico, è quello descritto nella Bibbi quando sarà instaurato il Regno d’Israele: “spargerò il terrore di te” sulle nazioni, abiterai “case che non tu hai costruito”, raccoglierai da “campi che non ha coltivato tu”. La sola concezione possibile di impero, per Israele, è il saccheggio e il terrore.
L’altra essenziale novità è ch la guerra dell’Impero del Caos è “totale” ed orwelliana (con riferimento al romanzo 1984 di Orwell): in pratica,la superpotenza usa come mezzo di guerra tutti i mezzi di illusione di cui dispone – i media, le tv, Hollywood, i video dello Stato Islamico eccetera – allo scopo di trascinare le opinioni pubbliche europee nelle sue guerre, terrorizzando le masse con “immagini”, diffondendo stati d’animo voluti e progettati a tavolino. L’illusionismo ipnotico si è intravisto l’11 Settembre, ma anche nell’eccidio di Charlie Hebdo….Bisogna essere consapevoli che questa parte della guerra totale è diretta contro di noi. Siamo noi il nemico da soggiogare e terrorizzare con minacce immaginarie, o immaginariamente ingigantite, lo spettro colossale di un “nemico” misterioso, inafferrabile e imprecisabile, sterminatore, enigmatico.
Attualmente Maurizio Blondet svolge prevalentemente l’attività di conferenziere. Dal 2015 ha dato vita al presente blog personale.

Biografia tratta da: http://www.maurizioblondet.it

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Siria, echi di Guerra dal Medio Oriente. Conferenza 18 Aprile.

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Siria, echi di Guerra dal Medio Oriente.

Giornali e tv continuano, ogni giorni, a bombardare l’Italia di notizie e informazioni, per altro molto discutibili, sul conflitto in Siria e Medio Oriente.
Sabato 18 Aprile cercheremo di analizzare gli scenari di guerra che interessano l’altra sponda del Mediterraneo con il supporto dell’Avv. Mario Villani e del Dott. Massimo Granata, membri dell’Osservatorio sulle Comunità Cristiane in Medio Oriente.
Un viaggio tra geopolitica e i drammi delle singole comunità locali, tra realtà e mistificazione mediatica che ci aiuterà a comprendere al meglio le dinamiche e i fili che muovono il conflitto in Siria.
La conferenza è aperta a tutti.

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OSSERVATORIO COMUNITA’ CRISTIANE IN MEDIO ORIENTE

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