La Grande Guerra rappresenta una svolta epocale sul piano tecnologico e militare e non solo su quello politico e sociale. Per la prima volta nella storia, l’intero apparato industriale delle nazioni in guerra si organizza al servizio del conflitto, trasformando retrovie e prime linee in autentici laboratori di innovazione. Mitragliatrici, gas asfissianti, carri armati, aerei, sommergibili, comunicazioni, esplosivi, tecniche di conservazione alimentare, medicina d’urgenza, la tecnologia diventa un fattore decisivo in ogni ambito, modificando radicalmente le abitudini tattiche e le strategie militari. Lo stallo della guerra di trincea spinge gli eserciti a cercare sempre nuove soluzioni per superare le difese nemiche e rompere l’equilibrio del fronte, aprendo la strada a un’evoluzione continua dei mezzi e delle dottrine di combattimento. Una gara contro il tempo per adattarsi, sopravvivere e prevalere in un scontro mai visto prima per ampiezza ed intensità. Comprendere questo intreccio tra tecnologia e tattica significa, dunque, comprendere una le trasformazioni più profonde della guerra moderna e dei processi produttivi in generale.
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SABATO 10 SETTEMBRE: MARCO BONIARDI RACCONTA LA BATTAGLIA DI LEPANTO
“molti si trovarono per combattere e molto aspramente e moltissimi valenti uomini e cavalieri morirono di qua e di là, perché ci si uccideva con spade e mazze, con catene ed azze, con archibugi da posta, con archibusetti, con frecce, con verrette e con ogni sorte d’arme da brandire o da lanciare e per disperazione s’impugnava qualsiasi arnese buono a far del male, che non c’era spazio alcuno per la fuga e bisognava di necessità morire o di fuoco o d’acqua”
VENERDI’ 11 MARZO MARCO BONIARDI PARLA DI UOMINI IN ARMI
Andare in guerra, combattere, uccidere. Quali stati d’animo si celano dietro a queste parole? Quale impatto hanno per i soldati? Cosa vuol dire affrontare il nemico? Che significa scendere sul campo di battaglia? Queste sono solo alcune delle domande a cui Marco Boniardi, venerdì, cercherà di dar risposta. Non con l’intento di giudicare, ma con la volontà di capire lo stato d’animo e l’intimo dramma che si cela in ogni combattente quando si trova faccia a faccia con le sue paure più grandi: la paura di imbracciare un’arma, di morire e di dover uccidere. Perché la guerra non è un racconto fatto di buoni e di cattivi, ma un fatto terribilmente reale dove agli esseri umani è chiesto di superare tutti i loro limiti psicologici e fisiologici.


