C’è aria di festa a Varsavia, sul finire dell’estate del 1759. Un salva di cannone è stata sparata dal castello nell’aria frizzante del mattino, annunciando al popolo l’imminente arrivo nella capitale di un elegante cavaliere. Più tardi, nella superba cornice barocca della collegiata di San Giovanni Battista, egli, il tanto atteso ospite, il giudeo Jakub Lejbowicz, procedendo solennemente sotto la navata centrale della chiesa, stipata di uomini illustri e di grandi nomi, si accosterà alla fonte battesimale per essere accolto a pieno titolo nella comunità cristiana. Il suo padrino, rappresentato dallo starosta di Bratkowski, è nientedimeno che lo stesso re di Polonia, Augusto III. Agli occhi del popolo questo è l’atto finale, la nota più alta, di un sofferto cammino di redenzione che ha portato buona parte della comunità ebraica polacca ad abbracciare la croce e a rinnegare le tradizioni rabbiniche. Tuttavia, neanche 6 mesi dopo il suo ingresso trionfale in città, questo mercante di tessuti sarà arrestato, giudicato dal tribunale dell’Inquisizione, condannato per eresia e imprigionato nel monastero di Czestochowa, gettando la Polonia intera nella costernazione. Eppure la storia di Jacob Frank è ben lungi dal potersi dire conclusa.
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GIOVEDI’ 19 SETTEMBRE: ROBERTO MARCHESINI RACCONTA SABBATAI ZEVI
Il 17 settembre del 1676, nel giorno festivo dello Yom Kippur, a Dulcingno, piccolo porto albanese lungo la costa Adriatica all’estremità meridionale della Dalmazia, muore, in una anonima bicocca confinata ai margini dell’abitato, il messia Sabbatai Zevi. Appena un decennio prima, all’apice delle sue fortune, questo discusso e controverso personaggio nato nell’anniversario della distruzione del tempio, aveva interpretato le speranze di milioni di israeliti, suscitando nelle comunità della diaspora una febbre messianica di proporzioni mai viste e lacerando la tenuta del tessuto sociale come mai prima era accaduto. Dai magri villaggi parlanti yiddish piantati nelle pianure della cuiavia polacca ai capienti fondachi dei marrani livornesi, dalle agenzie di cambio di Amsterdam ai fatiscenti palazzoni affacciati sul corso del Rodano, il suo nome volava di bocca in bocca estendendo il contagio delle sue dottrine esoteriche ed accendendo sempre nuovi focolai di sovversione all’autorità rabbinica. Nell’imminenza del regno messianico gli ebrei avevano abbandonato ogni preoccupazione e ripudiato gli insegnamenti dei loro padri, facendosi arroganti e prepotenti. Gli uomini avevano chiuso le botteghe e le donne non impastavano più il pane. Avevano scacciato i loro capi religiosi e sedevano oziosi sulla soglia delle case, scrutando il cielo limpido, nell’attesa dell’imminente venuta di quel re senza corona che li avrebbe rapiti su di una nuvola d’oro e ricondotti come per incanto in quel di Gerusalemme. Perfino il sultano di Costantinopoli, preoccupato per il vociare che saliva al suo trono dalle vie del quartiere ebraico, aveva voluto conoscerlo ed egli, chiamato, era venuto sul Bosforo a cavallo, con ricca scorta ed abiti eleganti, per essere interrogato. Eppure, posto ai piedi della terribile maestà del trono, Sabbatai aveva esitato e si era spogliato della sua pretesa regalità, abiurando Israele, per abbracciare la fede islamica. Ma chi fu davvero Sabbatai/Saturno Zevi, il figlio di Mordecai? Quanto incisero sul suo pensiero i rapporti del padre, agente di una casa commerciale inglese, con il millenarismo calvinista? Cosa significò per il popolo ebraico la sua predicazione? Quale fu il suo impatto sul folklore ebraico ? Che fine fecero i suoi seguaci? E, più ancora, cosa resta di lui nel nostro mondo dopo tanto tempo? A queste, come ad altre domande, immergendosi in una surreale atmosfera da barocco ebraico, cercherà di rispondere per noi, giovedì 19 ottobre, l’amico Roberto Marchesini.
SABATO 3 GIUGNO: ROBERTO MARCHESINI PARLA DI CINEMA E CARATTERE NAZIONALE
Il Cinema, la settima arte secondo la definizione del critico Ricciotto Canudo, è probabilmente l’espressione caratteristica e di maggior rilievo della moderna contemporaneità. La dimensione più sfruttata per ritrarre e raccontare sé stessi e gli altri, per proiettare la propria immagine nello spazio e nel tempo. Come ogni opera dell’ingegno umano, ogni specifico filone cinematografico conosce un concepimento più o meno fortunato, necessita di un ambiente propizio in cui svilupparsi, si indirizza verso una finalità da soddisfare e finisce con l’impattare sulla realtà circostante, modificandola. Nel secondo dopoguerra, in Italia e nel mondo, ebbe particolare rilevanza uno specifico movimento culturale chiamato “Neorealismo”. Roberto Marchesini torna in Domus per raccontare il perché di un successo tanto inaspettato e capire quanto l’attuale percezione che gli italiani hanno del proprio paese, come della propria cultura, sia debitrice di quella breve e fortunata stagione della cinematografia nostrana.
SABATO 26 OTTOBRE: ROBERTO MARCHESINI CI PARLA DI POLONIA
La Polonia è, senza dubbio, una di quelle nazioni che danno ancora un briciolo di speranza per una rinascita europea a chi, come noi, fa proprio i valori di Dio, Patria e Famiglia.
Un forte sentimento d’appartenenza nazionale, la Fede Cattolica e la consapevolezza della propria storia tanto gloriosa e tanto piena di tragedie sono le fondamenta su cui si formano le nuove generazioni di bambini polacchi.
La Polonia si presenta al ventunesimo secolo come una Nazione moderna, piena di risorse e progetti, che sta riuscendo a confrontarsi con le sfide del tempo d’oggi senza rinunciare alla propria identità.
A due settimane dal voto che ha visto la destra di Jaroslaw Kaczynski ottenere la maggioranza assoluta dei seggi, abbiamo voluto organizzare una conferenza per parlare del futuro della nazione polacca e del suo ruolo all’interno di un’Europa sempre più vecchia e secolarizzata.
Siete tutti, dunque, invitati Sabato 26 Ottobre in Domus Orobica per le 16.30. A parlarci di Polonia sarà l’amico Dott. Roberto Marchesini, a introdurre sarà Gabriele Cattaneo degli amici di Alle Radici Della Comunità.
Domus Orobica
Spazio Sociale Identitario
SABATO 20 OTTOBRE: IL DOTT. ROBERTO MARCHESINI PARLA DI PSICOPATOLOGIE DA TRINCEA
In occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, siamo lieti di invitarvi, sabato 20 ottobre, ad una conferenza che affronterà una delle pagine più sconosciute del primo conflitto mondiale: le psicopatologie da trincea.
Vi è la tendenza a focalizzarsi quasi esclusivamente sui danni fisici che la guerra porta ai soldati che la combattono; lo scopo della nostra iniziativa è, invece, quello di aprirci alle ampie pagine che riguardano le malattie mentali che hanno colpito i nostri ragazzi sul fronte.
Relatore della conferenza sarà il Dott. Roberto Marchesini, psciologo e psicoterapeuta, già autore di “Il paese più straziato”, saggio che affronta appunto i drammi psichici legati alla guerra.
Presenterà Dario Macconi di Alle Radici Della Comunità.
L’appuntamento è per le 16.30 in Domus Orobica.
SABATO 25 NOVEMBRE: CONFERENZA “LA RIVOLUZIONE NELL’ARTE”, CON IL DOTT. MARCHESINI
Com’è stato possibile passare dalla Cappella Sistina all’arte contemporanea?
L’imbruttimento dell’arte va di pari passo a quello dell’uomo?
Cos’è l’arte? Ha ancora senso parlare di arte ai nostri giorni?
affrontiamo l’argomento, in Domus Orobica, sabato 25 novembre con il Dott. Roberto Marchesini.
Vi apettiamo numerosi!
Chi è Roberto Marchesini?
Roberto Marchesini, psicologo e psicoterapeuta, lavora come consulente, formatore e terapeuta. È collaboratore de Il Timone, per il quale ha tenuto un corso sull’Identità di genere nell’ambito della Scuola di Apologetica. Ha collaborato al fascicolo “ABC per capire l’omosessualità” (San Paolo 2005), curato il testo “psicologia e cattolicesimo” (D’Ettoris 2009) e pubblicato i volumi “Come scegliere il proprio orientamento sessuale (o vivere felici)” (Fede & Cultura 2007) e “L’identità di genere” (I quaderni del Timone 2007). Ha pubblicato articoli su Cristianità, Il Domenicale, Il Settimanale di Padre Pio, Studi Cattolici, Famiglia Oggi
Tratto da: iltimone.org





