Sul finire del dicembre 1914, lungo la linea dei trinceramenti che punteggia l’intero fronte occidentale, ha luogo un episodio insolito per il XX° secolo: Una tregua di Natale. Nel saliente di Ypres, sui parapetti tedeschi, compaiono candele e piccoli alberi, mentre si alzano nella gelida aria di inizio inverno le note di Stille Nacht. Note a cui i britannici britannici rispondono con proprie melodie. Dai due lati del campo di battaglia, dopo un iniziale titubanza, si scambiano saluti improvvisati, prima urlati, poi più vicini, finché alcuni soldati escono dalle trincee e si incontrano a metà strada nella terra di nessuno. La “Tregua Dei” non viene formalizzata e non si estende a tutto il fronte ma, laddove prende forma, assume sempre i medesimi caratteri: I soldati condividono tabacco, cioccolato, alcool, cercano di dialogare, scattano foto ricordo, arrivando persino a improvvisare partitelle di calcio sul terreno indurito dai rigori invernali. L’armistizio permette inoltre di recuperare i caduti lasciati a bocconi sul campo tra il filo spinato; pattuglie miste li trasportano nelle immediate retrovie e li seppelliscono con brevi riti. L’iniziativa, nata senza l’avvallo dei comandi, indispone gli ufficiali superiori che la osservano con diffidenza e si affrettano a scoraggiarne la ripresa. In analoghe occasioni, nei mesi e negli anni successivi, tentativi simili vengono repressi e la guerra di posizione torna a abbruttire il saliente di con bombardamenti, assalti e perdite elevate. La tregua di Natale resta pertanto un episodio circoscritto, caratterizzato da un’interruzione temporanea del combattimento e da un contatto diretto tra soldati avversari, registrato nella memoria dei reparti e nelle testimonianze inviate in patria come un fatto quasi miracoloso nella sua ovvietà, ma isolato e irripetibile.
Archivi tag: PRIMA GUERRA MONDIALE
VENERDI’ 24 OTTOBRE: IL PROF. BOINARDI PARLA DI SVILUPPO E INNOVAZIONE LEGATO ALLA GRANDE GUERRA
La Grande Guerra rappresenta una svolta epocale sul piano tecnologico e militare e non solo su quello politico e sociale. Per la prima volta nella storia, l’intero apparato industriale delle nazioni in guerra si organizza al servizio del conflitto, trasformando retrovie e prime linee in autentici laboratori di innovazione. Mitragliatrici, gas asfissianti, carri armati, aerei, sommergibili, comunicazioni, esplosivi, tecniche di conservazione alimentare, medicina d’urgenza, la tecnologia diventa un fattore decisivo in ogni ambito, modificando radicalmente le abitudini tattiche e le strategie militari. Lo stallo della guerra di trincea spinge gli eserciti a cercare sempre nuove soluzioni per superare le difese nemiche e rompere l’equilibrio del fronte, aprendo la strada a un’evoluzione continua dei mezzi e delle dottrine di combattimento. Una gara contro il tempo per adattarsi, sopravvivere e prevalere in un scontro mai visto prima per ampiezza ed intensità. Comprendere questo intreccio tra tecnologia e tattica significa, dunque, comprendere una le trasformazioni più profonde della guerra moderna e dei processi produttivi in generale.
GIOVEDI’ 9 OTTOBRE: MARCO CIMMINO RACCONTA LA BATTAGLIA DEL MONTE ORTIGARA.
Alle 5:15 del 10 giugno 1917, precedute dallo scoppio accidentale della mina alla Lunetta del monte Zebio, le artiglierie della 6° armata del Generale Ettore Mambretti aprono il fuoco sulle linee difensive austroungariche lungo il fronte dell’altopiano dei 7 comuni. È incipit della battaglia dell’Ortigara. Per tre settimane l’esercito italiano si sacrificherà, inutilmente, sulle aspre pendici montane nel tentativo di sloggiare le forze nemiche dalle posizioni raggiunte la primavera dell’anno precedente. Bersagliati dall’efficace tiro austroungarico, compagnie, battaglioni e interi reggimenti si dissangueranno rapidamente, incespicando lungo la via Crucis che si inerpica fino alla pelata sommità di quel Golgota vicentino.
GIOVEDI’ 3 LUGLIO: MARCO CIMMINO RACCONTA L’OFFENSIVA NIVELLE – MASSACRO SULLO CHEMIN DES DAMES
Mentre l’inverno del 1917 si ritira, lasciando spazio a un’umida e ingannevole primavera, sui campi devastati dello Champagne si addensano nubi cariche di tensione e di oscuri presagi. La Francia, stremata ma ancora caparbiamente legata ad un idea risolutrice dello sforzo offensivo, si affida nelle mani di Robert Nivelle, elegante e determinato generale d’artiglieria, astro nascente delle forze armate, distintosi sui campi insanguinati di Verdun solo l’anno precedente. Massone, protestante, anglofilo, egli si ripromette di porre fine alla guerra con un solo colpo, netto e risolutivo, e sui indirizza tutti gli sforzi della nazione in previsione del ambizioso piano. Lungo l’altopiano dello Chemin des Dames, tra i calanchi brulli e le creste insanguinate, si ammassano nuovi reggimenti e forze fresche, si dispongono le artiglierie, camion e muli da soma, atterrano stormi di aerei da caccia e i più recenti modelli di ricognitori. I giornali entusiasti proclamano ai quattro venti la prossima offensiva, I telegrammi viaggiano febbrili tra le capitali alleate, gli ordini rimbalzano tra il quartier generale e le prime linee, mentre ai soldati viene promesso che questa sarà l’ultima carneficina, il fendente decisivo, la svolta che porterà ad ognuno gloria e vittoria. Nel frattempo gli ufficiali tracciano mappe, calcolano tempi, predispongono sbarramenti mobili di bocche da fuoco che dovrebbero schiacciare il nemico sulle sue posizioni e travolgerlo sotto una pioggia d’acciaio e fuoco. Eppure non tutto è come sembra e, quando il sipario si alzerà sui progetti di Nivelle, i protagonisti del nostro racconto si troveranno a una volta di più ad interpretare un testo per cui non erano assolutamente preparati.
GIOVEDI’ 30 GENNAIO: MARCO CIMMINO RACCONTA IL VOLO SU VIENNA, LA FOLLE IMPRESA
Il 9 agosto 1918, nell’incerta luce che annuncia l’aurora, 11 biplani ANSALDO SVA della squadriglia “Serenissima” decollano dal Campo di Aviazione di San Pelagio, in provincia di Padova, alla volta di Vienna. Incaricati dal comandante della Sezione Propaganda del Comando Supremo, la loro missione consiste nell’eludere la sorveglianza austroungarica e raggiungere la capitale imperiale per bombardarla con centinaia di migliaia di volantini tricolori. Un’ impresa estremamente rischiosa, dall’altissimo valore simbolico. Tra i piloti, accuratamente scelti in ragione delle loro abilità e del loro coraggio, trova posto come passeggero d’eccezione il maggiore Gabriele D’Annunzio. Si apre così una delle pagine più entusiasmanti e celebri della Grande Guerra sul Fronte Italiano.
GIOVEDI’ 27 GIUGNO: MARCO CIMMINO RACCONTA LAWRENCE D’ARABIA

In un ideale trittico sulle figure eroiche della Grande Guerra la pallida immagine di Thomas Edward Lawrence, associata a quella del Barone Rosso e di D’Annunzio, occupa una posizione di assoluto rilievo. Il pluripremiato capolavoro di David Lean, a sua volta ispirato al fortunato racconto autobiografico del protagonista, ha fissato per sempre nell’immaginario collettivo l’icona romantica e sofferta del giovane ufficiale britannico che attraversa gli sterminati e inospitali spazi del deserto arabico a dorso di un cammello. Ma chi era veramente Lawrence d’Arabia? Quale era il compito assegnatogli dal comando alleato del Cairo? e quale fu il reale impatto delle sue imprese sullo svolgimento del conflitto? Per rispondere a queste domande dovremo incamminarci con Marco Cimmino sulle piste seguite delle bande beduine tra le grandi dune sabbiose del Nefūd, seguire i resti arrugginiti dei binari della ferrovia che da Damasco accompagnava i pellegrini mussulmani verso l’oasi della città santa di Medina e spingerci sulla costa del Mar Rosso fino alle rovine del forte di Aqaba, teatro della più celebrato trionfo del gentile eroe di Snowdon Lodge.
GIOVEDI’ 29 FEBBRAIO: LIVE SUL CANALE YOUTUBE MARCO CIMMINO RACCONTA IL FRONTE GRECO, LO SCISMA NAZIONALE GRECO.
ATTENZIONE L’EVENTO SARA’ SOLO LIVE SUL CANALE YOU TUBE, NON CI SI TROVA FISICAMENTE!
Il ripiegamento delle esauste truppe serbe verso il mare impatta in maniera devastante sulla stabilità, già precaria, del regno di Grecia. Mentre la nazione ellenica si fraziona tra neutralisti ed interventisti e lo stato si divide in obbedienza a due distinti governi in lotta tra loro, le truppe dell’Intesa occupano “manu” militari la provincia di Salonicco riaprendo il fronte balcanico. Spesso trascurato da un punto di vista prettamente militare, tuttavia è attorno a questa realtà che si dipanano una lunga serie di problemi politici di grande portata per il dopoguerra. Qui il regno di Serbia farà conti con il proprio passato e, in previsione di una pace separata con l’impero austroungarico, giustizierà nei vertici dei propri servizi segreti i mandanti dell’attentato di Sarajevo, mentre il conflitto interno al mondo greco precipiterà verso la catastrofe di una guerra civile ad intermittenza destinata a durare più di 50 anni.
GIOVEDI’ 14 DICEMBRE: MARCO CIMMINO RACCONTA LA BATTAGLIA DI GORIZIA
“Fu come l’ala che non lascia impronte, il primo grido avea già preso il monte”.
E’ la calda estate del 1916 e da più di un anno le fanterie italiane tentano, inutilmente, di cacciare gli avversari dal monte Sabotino che col tempo si è trasformato in un’autentica fortezza. Eppure nel mese di agosto, grazie a una accurata preparazione e ad una perfetta cooperazione tra tutte le armi, dall’artiglieria al genio, dall’aeronautica alla fanteria, il terribile baluardo austroungarico cade in brevissimo tempo al prezzo di perdite contenute. La battaglia del Sabotino e la caduta di Gorizia dimostrarono come una logistica accurata e un approccio scientifico all’obiettivo contassero più della pura quantità numerica, contrapponendosi, in un tragico contrasto, alle tattiche quasi suicide con cui le fanterie del regio esercito assaltarono le ben munite trincee nemiche nel corso delle prime cinque battaglie dell’Isonzo. Purtroppo, dopo la caduta della soglia di Gorizia, gli italiani tornando inspiegabilmente alle vecchie modalità di assalto, resero di fatto la sesta battaglia dell’Isonzo un vero unicum nella storia militare dell’esercito nella Grande Guerra.
GIOVEDI’ 19 OTTOBRE: MARCO CIMMINO RACCONTA LA BATTAGLIA DELLA SOMME
Nei piani originari, redatti in occasione della Conferenza interalleata di Chantilly, il 1916 avrebbe dovuto vedere una serie di attacchi simultanei agli Imperi Centrali. Russi, Italiani e Anglo-Francesi si sarebbero impegnati in offensive coordinate per schiacciare le difese austrotedesche e risolvere definitivamente il conflitto a favore dell’Intesa. L’offensiva prevista per la primavera in Picardia, che aveva inizialmente come obiettivo strategico minimale la cacciata della Kaiserreichsheer dalle coste del Belgio, fu ripensata a seguito dell’attacco tedesco su Verdun tenendo conto della necessità di alleggerire l’enorme pressione tedesca sul fronte di Verdun. Douglas Haig, recentemente nominato alla guida del BEF in sostituzione di John French, presumeva, non senza una qualche ragione, che lo sforzo bellico più a sud, calamitando sempre maggiori quantità di uomini verso i campi devastati della Mosa, avrebbe lasciato ampi spazi di manovra al suo esercito. Eppure, quando dopo mesi di meticolosa preparazione, segretissimi preparativi e 5 giorni di ininterrotti bombardamenti, i fanti inglesi saltarono fuori dalle loro trincee per lanciarsi all’assalto delle posizioni tedesche, fu subito evidente che qualcosa non aveva funzionato. E che le armate di sua maestà era pronte ad andare incontro al giorno più buio della loro secolare storia.
SABATO 22 LUGLIO: ENRICO CHIESURA RACCONTA L’IMPERATORE CARLO
Alle 11e30 di un impietoso mattino d’inizio aprile si spegne in esilio a Madera, isola atlantica allora facente parte della Prima Repubblica Portoghese, l’ultimo imperatore regnante della Casa d’Asburgo. L’uomo che aveva raccolto in eredità una delle più antiche e prestigiose realtà statuali del mondo, guidandola per quasi due anni attraverso una delle tempeste più terribili della storia, muore esiliato ed in povertà, pressoché dimenticato dal mondo. Ma chi fu veramente e cosa rappresentò per i suoi contemporanei Carlo d’Austria? Quale impronta cercò di dare al suo regno? quanta parte ebbe nelle vicissitudini belliche di quel tragico conflitto che si chiuse il crollo irreparabile delle antiche fortune? A queste domande, e a molte altre, cercheremo di rispondere sabato 22 luglio, in questo che vuol essere solo il primo appuntamento di una lunga serie sui grandi protagonisti della prima guerra mondiale.
GIOVEDI’ 6 LUGLIO: MARCO CIMMINO RACCONTA L’OFFENSIVA BRUSILOV
In accordo con i termini della conferenza di Chantilly del dicembre 1915, in cui i membri dell’Intesa si impegnavano a attaccare simultaneamente gli Imperi Centrali per l’estate del 1916, e in appoggio alle pressanti richieste degli SMG francesi ed italiani, estremamente provati dalla pressione nemica a Verdun e sugli Altipiani, il mattino del 4 giugno 1916 le forze russe al comando del generale Brusilov aprono il fuoco sulle posizioni della IV° armata austriaca dell’Arciduca Francesco Ferdinando. Osteggiato dalla STAVKA che lo ha privato del necessario numero di bocce da fuoco preventivato per dare il la alle operazioni, l’eccentrico comandante russo (devoto cristiano ortodosso e contemporaneamente appassionato occultista) decide di lanciare all’assalto il suoi uomini impiegando una serie di innovazioni tattiche che presto diventeranno un tratto imprescindibile della moderna arte della guerra. La zampata dell’orso travolge le difese austroungariche, spostando la linea del fronte di centinaia di chilometri e riproponendo alla vista le scene dell’autunno del 1914. Nonostante lo strepitoso successo delle armate di Pietrogado, questa battaglia intaccherà profondamente le capacità operative di entrambi gli eserciti, rappresentando il canto del cigno per l’esercito degli zar
GIOVEDI’ 11 MAGGIO: MARCO CIMMINO RACCONTA LA STRAFEXPEDITION
Prosegue il nostro ciclo sulla prima guerra mondiale iniziato in occasione del centenario. Giovedì 11 lo storico Marco Cimmino ci parlerà della cosìdetta Strafexpedition o battaglia degli Altipiani, l’unica offensiva austriaca sul fronte italiano tra l’inizio della guerra e lo scacco di Caporetto.
«Non v’era un solo metro quadrato di terreno che non fosse battuto; sotto quella furia omicida la montagna stessa doveva essere spianata. Le rocce divelte si sfaldavano, precipitavano, mutavano aspetto; il monte era tutto un incandescente cratere in eruzione […] alla fine ci è come sembrato che quell’altura avesse come cambiato fisionomia e si fosse fatta irriconoscibile.»
(Alfredo Graziani, tenente della brigata Sassari)
MERCOLEDI’ 15 MARZO: MARCO CIMMINO RACCONTA LA BATTAGLIA DI VERDUN (SECONDA PARTE)
Mentre nel corso della bella stagione i francesi si aggrappano ai resti del Forte di Vaux e all’acume strategico del generale Petain, con la fine dell’estate e l’esaurimento della spinta offensiva tedesca, l’esercito di Parigi può passare all’offensiva. Il generale de Castelnau assembla un trittico di alti ufficiali, diversissimi tra loro per carattere ed approccio metodologico alla battaglia, che collaborano alla riconquista di Fort Douaumont. Al già citato eroe della Voie Sacrée si affiancano due personaggi destinati ad una chiaroscurarle fama nel successivo svolgimento della guerra: l’orgoglioso Robert Nivelle e lo spietato Charles Mangin. E’ giunto il momento della controffensiva per Armée de Terre.
GIOVEDI’ 2 MARZO: MARCO CIMMINO RACCONTA LA BATTAGLIA DI VERDUN (PRIMA PARTE)
Alle prime luci del 21 febbraio 1916, in un bosco vicino a Loison, gli intirizziti serventi di un cannone da marina Krupp ricevono il tanto atteso ordine da parte del comando del principe Guglielmo. Un primo proiettile da 380 mm viene sparato in direzione della città di Verdun, demolendo l’ala del grande palazzo vescovile. A seguire una fitta pioggia di colpi incomincia a piovere, come grandine di fuoco e di acciaio, sul intero abitato, centrando la stazione ferroviaria, le case ed i ponti fuori città. L’operazione Gericht (Giudizio), preparata con una maniacale segretezza dal capo di stato maggiore tedesco Von Falkenhayn e dai suoi sottoposti, è ufficialmente cominciata e con essa la battaglia destinata a diventare l’emblema del conflitto. Marco Cimmino ci porterà a strisciare nella martoriata terra del “Grand Est”, accompagnandoci per i gironi danteschi di quel tremendo tritacarne che, una volta messo in moto, per quasi un anno nessuno più riuscirà fermare.
GIOVEDI’ 12 GENNAIO: MARCO CIMMINO RACCONTA LA CADUTA DELLA SERBIA
La notte tra il 6 ed il 7 ottobre del 1915 il nodo serbo pare infine giungere al pettine. Le forze coalizzate degli Imperi Centrali, al comando del fresco trionfatore Von Mackensen, partono all’assalto di Belgrado coordinando i propri eserciti su differenti direttrici. Nell’arco di appena qualche settimana i resti dell’armata serba sono costretti a ripiegare in una terribile marcia in direzione dell’Adriatico, nella speranza di essere evacuate dalla regia marina, mentre inglesi e francesi organizzano una testa di ponte in Grecia in quello che è destinato ad essere ricordato come “il fronte di Salonicco”. Il nazionalismo serbo della famiglia reale dei Karađorđevic, principale detonatore della Grande Guerra, pare ormai definitivamente fuori gioco.
VENERDI’ 2 DICEMBRE: IL PROFESSOR GABRIELE TARANTO RACCONTA LA GUERRA DEI GAS
| Il 22 aprile del 1915 la guerra chimica fa il suo ingresso sul palcoscenico della storia appestando i campi del saliente di Ypres. I reggimenti del genio, guidati dal comandante Otto Peterson, impiegano in quella occasione 150 di tonnellate di Cloro in forma gassosa sotto lo sguardo attento e vigile di un tranquillo professore universitario di Breslavia: Fritz Haber. Pochi giorni dopo sua moglie, Clara Immerwahr, si suicida con la pistola d’ordinanza del marito e il capitano Haber, senza nemmeno fermarsi per il funerale, si precipita sul fronte orientale. Il geniale padre della chimica tedesca, coadiuvato da una impressionante schiera di brillanti scienziati, da quel giorno ha legato in maniera indissolubile il proprio nome agli orrori della Grande Guerra e alle tragedie dell’intero secolo breve. Ma chi fu davvero questo luminare della scienza del secolo passato? Quanto pesarono sulla sua vita successiva le sue innovative scoperte? Cosa resta di lui a più di un secolo da quel drammatico pomeriggio di primavera quando, forse senza aver piena cognizione delle possibili conseguenze, scoperchiò il vaso di Pandora in fronte al mondo intero? |
GIOVEDI’ 27 OTTOBRE: MARCO CIMMINO RACCONTA L’OFFENSIVA GORLICE-TARNOW
“La storia del mondo non ha mai registrato nulla che possa essere anche lontanamente paragonato a questa spinta offensiva che è piombata sull’esercito russo, la gran parte del quale, inchiodata sul posto, è stata rapidamente annientata”. Nella primavera del 1915, per rispondere alla perdita austrongarica del complesso fortificato di Przemyśl ed alle puntate russe in Slesia, gli stati maggiori imperiali, guidati da Von Falkenhayn e dal suo omologo von Hötzendorf, valutarono diverse opzioni risolvendosi in ultimo di imbastire una grande offensiva in direzione della cittadina di Gorlice per scardinare il sistema difensivo nemico e puntare poi verso Cracovia. Alle prime luci di maggio le artiglierie del gruppo d’armate, condotto dal leggendario ussaro August Von Mackensen e coordinato dal colonnello von Seeckt, iniziano un pesante bombardamento delle linee zariste mentre anche le forze del serbo Boroević entrano in azione. E’ il preludio di un movimento devastante destinato a concludersi di lì a due mesi con la compelta conquista della Polonia da parte delle forze austro-tedesche e la grande ritirata degli eserciti dello zar oltre la Vistola.
GIOVEDI’ 15 SETTEMBRE: MARCO CIMMINO RACCONTA LA BATTAGLIA DI LOOS
Il 25 settembre del 1915, nel contesto di quella che i tedeschi chiamarono Battaglia d’autunno, le truppe britanniche del generale Haig si lanciarono all’assalto delle trincee nemiche dopo aver cercato di disarticolarne l’apparato difensivo con il massiccio impiego di gas al cloro. Nonostante l’accurata programmazione e l’impiego degli Scavatori del corpo degli Ingeneri Reali per il posizionamento di mine in gallerie in prossimità degli obbiettivi, ogni sforzo per aprirsi la strada ad oriente risultò vano. La superiorità tattica germanica, mostratasi notevolmente superiore alla dottrina offensiva degli alleati, unita alle avversità meteorologiche in cui finì per dibattersi il contingente d’oltremanica, trasformarono ben presto il terreno di scontro in un mattatoio conosciuto come “il Campo dei Morti di Loos”. Giovedì 15 settembre Marco Cimmino racconterà la devastazione e l’imperizia, il coraggio e l’abnegazione, di uno dei più tristi e bizzarri racconti della Grande Guerra
GIOVEDI’ 16 GIUGNO: MARCO CIMMINO RACCONTA L’ENTRATA IN GUERRA DELL’ITALIA
ISONZO 1915 – Alle 4 del mattino di lunedì 25 maggio 1915 i cannoni di Forte Verena, sull’Altopiano di Asiago, aprono il fuoco contro le posizioni occupate dai soldati austrungarici. È l’inizio della partecipazione italiana al primo conflitto mondiale, il boato che annuncia l’entrata della nazione nella modernità. Dopo caotici mesi di frenetiche trattative e di giravolte diplomatiche, di manifestazioni e scontri di piazza, di tensioni e di speranze, il Regno d’Italia sotto il comando del nuovo capo di stato maggiore Luigi Cadorna scende in campo contro un Impero in grandissime difficoltà. Marco Cimmino ci racconterà come, nei primi 6 mesi del conflitto, il regio esercito, nel tentativo di aprirsi a “spallate” una via per Lubiana, lancerà 4 tenaci offensive sulla stessa direttrice strategica registrando decine di migliaia di perdite e raccogliendo risultati molto al di sotto delle aspettative originarie
GIOVEDI’ 21 APRILE: MARCO CIMMINO RACCONTA LA BATTAGLIA DI GALLIPOLI
Nella tarda mattinata del 18 marzo 1915 una imponente squadra navale anglofrancese attacca i forti ottomani nello stretto dei Dardanelli con l’idea di aprirsi la strada in direzione di Costantinopoli. 17 corazzate supportate da svariati incrociatori, da 25 cacciatorpediniere e da 13 sottomarini battono per ore le posizioni fortificate lungo le pendici delle colline lungo la costa. Cionondimeno il fuoco di sbarramento diretto dagli ufficiali tedeschi agli ordini del comandante Cobnali e le mine depositate nelle fredde acque del canale aprono vuoti mostruosi nelle linee di combattimento alleate e, al tramonto, 8 unità della flotta attaccante sono affondate o messe fuori uso. Si tratta della peggiore performance del secolo per la Royal Navy, con perdite in proporzione di gran lunga superiori a quelle subite durante tutte le battaglie del secolo passato. È l’ouverture della grande Campagna dei Dardanelli che, pensata per costringere la Sublime Porta a ritirarsi dalla guerra dopo il disastro di Sarıkamış, rapidamente si trasformerà in un incubo senza via d’uscita per le potenze dell’Intesa. Per 9 mesi le truppe dell’impero britannico, ed i reparti ANZAC sopratutto, si dissangueranno sulle spiagge come sugli aridi pendii delle coste turche senza riuscire a sbloccare la situazione, lasciando nella memoria storica delle nazioni belligeranti un ricordo indelebile degli orrori della guerra.
GIOVEDI’ 3 MARZO: MARCO CIMMINO RACCONTA LA BATTAGLIA DI YPRES
Alle 17e30 del 22 aprile 1915 unità del genio appartenenti alla 4a armata tedesca impiegarono intenzionalmente i gas, per la prima volta nel corso della guerra, allo scopo di aprire il fronte tenuto dalle truppe francesi. Vennero liberate 171 tonnellate di cloro su un fronte compreso tra le frazioni di Langemark e di Gravenstafel. La linea alleata, tenuta da elementi coloniali della 45a divisione di linea, perse entro sera quasi la metà dei propri effettivi. E’ il battesimo del fuoco per della guerra chimica e l’alba di un nuovo maniera di intendere a guerra.
VENERDI’ 10 DICEMBRE: MARCO CIMMINO RACCONTA LA BATTAGLIA DI SARIKAMISH
1914 – Subito dopo l’entrata in guerra al fianco degli Imperi Centrali, allo scopo di alleggerire la pressione russa sul fronte galiziano e con l’intenzione di raccogliere un successo di prestigio sugli storici nemici, il ministro della guerra ottomano Enver Pasha inizia a studiare i piani di un offensiva sullo scacchiere caucasico. Nei progetti del suo ideatore, e dei consiglieri militari tedeschi che lo affiancavano, la terza armata turca avrebbe dovuto muoversi agilmente per raggiungere le posizioni nemiche e sorprenderle prima che i comandanti dello zar avessero modo di imbastire una difesa efficace. Per muoversi agilmente era necessario che le truppe fossero equipaggiate in maniera più leggera possibile operando in un teatro bellico pesantemente innevato e muovendosi tra cime prossime o superiori ai 2000 mt. Venerdì 10 dicembre Marco Cimmino racconterà, per Domus Orobica, la disperata corsa contro il tempo delle truppe ottomane per rompere lo schieramento avversario prima che le condizioni climatiche rendessero impossibile la loro stessa sopravvivenza.
MARTEDI’ 14 SETTEMBRE: MARCO CIMMINO RACCONTA L’ASSEDIO DI PRZEMYSL
1914 – Nel teatro del fronte orientale, dopo la pesante sconfitta subita ad opera dell’esercito zarista nei primi giorni di settembre, le forze asburgiche cercano di opporre resistenza concentrando oltre 100 mila uomini nella città precarpatica di Przemysl (attualmente nell’estremo sudest polacco). Oltre alle possenti mura della enorme città-fortezza, gli austrungarici possono contare su di un complesso sistema di difesa composto da 41 trincee, decine di forti perimetrali, postazioni fisse d’artiglieria pesante, chilometri di filo spinato, casematte, magazzini, caserme, depositi ed un piccolo aeroporto. Quando l’armata russa, comandata dal generale Selianov e dal bulgaro Dimitriev, entra in scena, accampandosi nei pressi della città, s’alza il sipario su quello che sarà ricordato come il più lungo assedio della Grande Guerra. Martedì 14 settembre lo storico Marco Cimmino racconterà, per Domus Orobica, uno tra i più interessanti e sottovalutati capitoli dell’intero conflitto mondiale.
1918, L’ANNO DELLA VITTORIA! CONFERENZA CON IL DOTT. MARCO CIMMINO!
VENERDI’ 17, SERATA SULLA PRIMA GUERRA MONDIALE
PUBBLICHIAMO QUESTA BELLA SERATA ORGANIZZATA DAGLI AMICI DI “LA NOSTRA GORLE”
In occasione del centenario della Grande Guerra e del secondo anniversario dell’inaugurazione del “Parco Caduti in guerra”, al fine di ricordare il sacrificio dei tanti giovani di allora, abbiamo organizzato per venerdì 17 giugno 2016 ore 21.00 nel parco “Caduti in guerra” di Gorle un incontro pubblico con il titolo :
“Il Piave Mormorò . Attualità del sacrificio di una generazione”.
Nel corso della serata, preceduto da un momento di raccoglimento, le voci dei giovani di Gorle faranno rivivere le toccanti testimonianze tratte dalle LETTERE DAL FRONTE dei “ragazzi” del 1915/18.
Il prof. Marco Cimmino coordinerà, fornendo un’inquadramento storico.
Per un maggior coinvolgimento, le letture saranno accompagnate dal gruppo musicale “DISSIBAND” e dai Canti del “CORO AMICI MIEI”.
Al termine della serata un momento conviviale offerto dal gruppo La Nostra Gorle, in onore dei Caduti in guerra.























